Prezzi Benzina e Carta Carburante: sconti e vantaggi

La fluttuazione dei prezzi del carburante è una variabile con cui chiunque guidi un veicolo su strada deve fare i conti quotidianamente.

Se il risparmio di carburante riguarda ognuno di noi, quando si parla di fleet management il discorso cambia e si entra nel più ampio ambito della gestione dei costi aziendali.

Qualsiasi impresa ha come obiettivo l’ottimizzazione dei costi – e dei tempi – di gestione di tutte le operazioni quotidiane per far sì che tutte le risorse siano destinate al business in maniera efficiente.

I costi legati all’acquisto di carburante incidono sul budget di grandi e piccole aziende che utilizzano con maggiore o minore frequenza veicoli per gli spostamenti quotidiani, per il trasporto merci o per raggiungere i clienti. Le necessità sono diverse da azienda ad azienda, ma l’esigenza di risparmiare accomuna realtà anche molto diverse tra loro.

In che modo la scelta di una carta carburante e i servizi ad essa connessa possono portare un vantaggio concreto e tangibile sul fronte dei prezzi benzina e della gestione della flotta?

Prima di rispondere a questa domanda è importante capire da cosa dipende la fluttuazione dei costi e le differenze tra un distributore e l’altro.

Fluttuazione dei prezzi benzina: da cosa dipendono?

Il primo fattore da tenere in considerazione quando ci si chiede quali sono le cause delle fluttuazioni sul prezzo dei carburanti è ovviamente il costo della materia prima.

Il prezzo del petrolio si misura al barile, e ha subito nel tempo oscillazioni anche molto marcate, con drastici aumenti in determinati periodi storici causati da una serie di eventi e circostanze che possiamo analizzare e comprendere per fare previsioni e statistiche.

I principali benchmark petroliferi sui cui si basa il prezzo del greggio sono il WTI (West Texas Intermediate) e il Brent, due tipi di materia prima estratta rispettivamente negli Stati Uniti e nel Mar del Nord, oltre al Dubai/Oman Crude per il mercato asiatico e al Crude Oil OPEC.

Sul Brent si basano circa i due terzi dei contratti del mercato petrolifero, con una materia prima largamente utilizzata per la produzione di carburanti, così come avviene per il greggio WTI, prevalentemente utilizzato in America per via degli alti costi di trasporto verso alcune parti del mondo.

L’OPEC, Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio fondata nel 1960, detiene circa l’80% delle riserve petrolifere mondiali, con il 65% concentrato nei paesi del Medio Oriente, e fornisce circa il 40% della produzione su scala globale. All’interno dell’OPEC esiste ad oggi una regolamentazione della produzione e delle quote per ciascun paese membro, con la conseguenza che qualsiasi iniziativa e decisione presa da questo cartello economico influenza in maniera ampiamente rilevante i prezzi del greggio.

Quanto al greggio di Dubai, Oman e Abu Dhabi, la sua qualità è in genere considerata inferiore per certe sue qualità fisiche.

La materia prima differisce infatti non solo per luogo di estrazione ma anche per tipologia: esiste il petrolio a bassa o alta densità (light vs heavy), a maggiore o minore concentrazione di zolfo, caratteristica che determina la distinzione tra petrolio sweet (dolce, con meno zolfo) e sour, etc.

Ad oggi le differenze in merito a qualità e provenienza del greggio sono fondamentali per stabilire il prezzo della materia prima, e di conseguenza di tutti i derivati. Ma non solo.

Il valore di ciascun benchmark – termine con cui si intende l’indice di riferimento, in questo caso per il prezzo del greggio – fluttua anche in base alle condizioni, a loro volta fluttuanti, di domanda e offerta, quest’ultima influenzata dalle scorte disponibili e da una serie di variabili e dinamiche internazionali.

Infatti, non bisogna sottovalutare il peso degli eventi, politici e non solo, a livello globale nella determinazione del prezzo al barile, che viene calcolato su base quotidiana. Manovre finanziarie e decisioni geopolitiche giocano un ruolo fondamentale, così come contrasti e accordi tra i vari paesi, crisi, guerre, per non parlare del mercato finanziario.

Tutto ciò ha una diretta correlazione con i costi che ogni azienda si trova ad affrontare quotidianamente.

Qual è stato l’andamento del prezzo del petrolio negli ultimi anni?

Nell’ultimo ventennio, il prezzo del petrolio WTI ha toccato il suo massimo storico: nel luglio 2008 il prezzo al barile ha segnato i 145,31 dollari, contro il minimo storico di 1,17 dollari al barile, ma stiamo parlando del 1946!

Nel 2014 si è registrato un crollo, seguito da una politica rialzista in seguito all’accordo di Vienna del 2016 tra i membri dell’OPEC che stabilisce tagli alla produzione di petrolio e limiti massimi per paese, al fine di riequilibrare domanda e offerta e far salire conseguentemente il prezzo della materia prima.

Ma a comporre il prezzo finale della benzina e del gasolio concorrono anche altre componenti, oltre alla materia prima, componenti di cui ogni fleet manager deve tenere conto in sede di pianificazione dei costi di gestione della flotta.

Il Platts è il valore dei carburanti a livello internazionale, il prezzo all’ingrosso del prodotto finito – per intenderci – stabilito anche questo in base a domanda e offerta.

Il margine lordo dell’industria petrolifera è il margine di guadagno della filiera di distribuzione, che determina le differenze tra un distributore e l’altro.

In altre parole, dato il prezzo della materia prima (il prezzo al barile del petrolio) e il prezzo all’ingrosso del prodotto finito (il carburante) i diversi distributori hanno un margine di guadagno all’interno del quale possono operare piccoli ritocchi, che determinano la differenza di prezzo tra una pompa e l’altra, per esempio tra una stazione Eni e una Esso oppure una delle tante pompe bianche.

L’ultima componente di prezzo è quella relativa a IVA e accise, cioè le tasse applicate dallo Stato, diverse da nazione a nazione.

Se sulla prima componente è impossibile risparmiare, sul margine dei distributori sì, mentre per quanto riguarda le tasse le differenze si registrano nei vari paesi, riguardando tutte quelle flotte aziendali che si trovano a viaggiare oltre i confini nazionali.

Risparmiare sui prezzi benzina: pompe bianche vs. distributori brandizzati

Come abbiamo visto, all’interno dei prezzi benzina ci sono diverse componenti con un peso diverso che, sommate insieme, determinano il prezzo finito per il consumatore.

La differenza di prezzo che constatiamo ogni giorno tra una stazione di servizio e l’altra dipende dal margine che, all’interno del prezzo, hanno i diversi distributori.

È esperienza quotidiana di ciascuno di noi notare la differenza tra le stazioni di servizio appartenenti ai diversi brand o dislocate in aree urbane o extraurbane più o meno frequentate, etc.

Anche in questo caso, la logica di mercato ha la meglio: dato un margine su cui i distributori possono “giocare” grazie alle leggi del mercato, i prezzi saranno maggiori dove c’è più richiesta, cioè in zone più frequentate o di passaggio, mentre saranno inferiori dove c’è poca domanda, per esempio in aree periferiche o rurali.

Esiste poi una differenza tra le stazioni di rifornimento su strade e autostrade: qui fare rifornimento può costare fino al 30% in più a causa dei costi del servizio 24 ore su 24, nonché delle royalties autostradali.

Ci sono inoltre le differenze commerciali tra un marchio e l’altro, in cui entra in gioco branding, marketing, campagne promozionali e di fidelizzazione e molto altro.

A parte, si possono classificare le cosiddette pompe bianche o no logo, in genere stazioni di servizio abbandonate dalle maggiori compagnie che si sono affiliate a catene di distribuzione locali e che per questo offrono prezzi inferiori.

Per parecchio tempo si è vociferato che i carburanti venduti presso le pompe bianche fossero di scarsa qualità, mentre la realtà dei fatti è che la vendita di carburante è regolamentata da specifiche legislative che fissano dei parametri qualitativi validi per tutti i distributori, pompe bianche incluse.

Le carte carburanti danno accesso a prezzi più vantaggiosi?

Sì, l’utilizzo di una carta carburante per i pagamenti elettronici offre sconti e vantaggi esclusivi anche sul prezzo del carburante.

In base al tipo di carta scelta, monomarca o multimarca, è possibile accedere a prezzi scontati, fissi o variabili, non solo sull’acquisto di carburante ma anche su altri servizi accessori che si rivelano indispensabili per qualsiasi flotta di veicoli aziendali.

Facciamo qualche esempio pratico.

La Kuwait Petroleum Italia, azienda che opera sul mercato italiano dal 1984 con il ben noto marchio Q8, offre una serie di vantaggi a tutti i possessori della carta carburante Q8 che la rendono un mezzo indispensabile per qualsiasi flotta con un parco mezzi aziendale ma anche per numerosi professionisti con partita IVA. Cartissima Q8 è una carta carburante monomarca, il che significa che può essere utilizzata ‘solo’ presso le stazioni di servizio Q8, cioè una rete di oltre 3.000 distributori su tutto il territorio nazionale.

In quanto monomarca, la carta carburante Q8 dà accesso a condizioni commerciali personalizzate a tutte le aziende che decidono di usufruire di questo mezzo di pagamento per l’acquisto di carburante a scopo professionale, il che vuol dire poter usufruire di sconti proprio su quel margine di guadagno che le aziende di distribuzione hanno sul prezzo della benzina.

E non è tutto; gli sconti e i vantaggi riguardano infatti non solo i carburanti tradizionali, bensì anche i carburanti speciali e i lubrificanti, pensati per migliorare le performance di tutti i motori e allungarne il ciclo di vita, con conseguenze di risparmio a lungo termine sul TCO (Total Cost of Ownership), cioè i costi legati alle vetture facenti parte del parco auto.

Tra le carte monomarca, anche la carta carburante Esso offre prezzi più vantaggiosi, in Italia con la Esso Card e oltre 2.000 punti vendita e nel resto d’Europa grazie alla carta carburante europea, che dà accesso a 14.000 stazioni di servizio per le aziende che hanno bisogno di viaggiare oltre i confini nazionali con i propri mezzi.

Notevoli sconti sul prezzo benzina si possono ottenere anche grazie all’utilizzo di una carta carburante multimarca, cioè utilizzabile in diverse stazioni di servizio convenzionate appartenenti a diversi brand.

In questo caso il coordinatore della flotta ha la possibilità di pianificare le rotte dei diversi autisti in base alle stazioni di rifornimento più vantaggiose per ottenere il massimo risparmio.

Un esempio è la carta carburante DKV, che dà accesso a un prezzo fisso stabilito su base settimanale presso le stazioni di servizio Total-Erg e IPmatic, e un prezzo alla pompa per tutti gli altri distributori.

Che differenza c’è tra prezzo fisso e prezzo alla pompa? Leggi qui.

In termini di pianificazione, il prezzo fisso dà la possibilità di conoscere in anticipo il prezzo del carburante valido di settimana in settimana e gestire al meglio il budget destinato ai rifornimenti.

Tra le carte carburante che offrono questo tipo di vantaggio, la carta carburante EDC è pensata per aziende con un business internazionale e hanno bisogno di rifornire i propri mezzi all’estero, godendo al contempo dei vantaggi di una carta carburante e della fattura elettronica automatica, valida a fini IVA.

Con un sistema di prezzi settimanale e una rete di oltre 8.500 stazioni di servizio in 21 paesi, la carta carburante EDC si rivela un ottima soluzione per risparmiare sul prezzo benzina.

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